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Dossier: La strage di Marzabotto

«Hanno avuto quel che si meritavano»

La testimonianza del nazista Albert Meier

Volontario SS dal 1937, nella Seconda guerra mondiale ero nella Sedicesima divisione "H.Himmler", mandata in quell'Italia che aveva tradito: capo plotone nella Seconda compagnia, sotto il comando del maggiore Reder... Intervistato dalla tv tedesca ARD, parla Albert Meier, nome venuto alla ribalta nelle indagini sulla strage di Marzabotto.

Lei ricorda l'azione contro i "banditi" a Marzabotto?
«Come no!».

Si ricorda che furono uccisi civili, donne?
«La gente, no. Abbiamo solo punito quelli che avevano commesso qualcosa. Furono presi e puniti».

Che tipo di gente?
«Gente così, civili... Ci sparavano addosso, dalle finestre, dai tetti. Una vera minaccia per noi. Potevamo uscire solo in coppia. Uno doveva proteggere l'altro».

E la sua compagnia, come si è comportata?
«Facendo operazioni contro i partigiani, anche di notte. Quelli che abbiamo beccato, li abbiamo mandati nelle retrovie».

Lei sa se ci sono state fucilazioni di civili?
«Non l'ho visto io personalmente, ma l'ho sentito dire. Quando alcuni di loro hanno ucciso qualcuno di noi, allora siamo andati a rompergli il culo... Li abbiamo fucilati. Abbiamo punito quelli che erano dei "bacilli" di sinistra. Non potevamo nemmeno uscire per la strada, tanto quei villaggi erano insicuri».

Avete punito i villaggi?
«Sì, con azioni antipartigiane. Io ho preso addirittura un'onorificenza. Dopo sette azioni contro i partigiani, ti davano una medaglia... L'ho avuta anch'io».

Come giudica le azioni di Marzabotto?
«Loro stavano dietro le finestre, le aprivano e "pum pum": uno dei nostri cadeva a terra. Io non ero un borghese, ero al fronte, in azione militare...».

Lei era al fronte, nella truppa combattente, anche a Marzabotto?
«Sì, certo. Forse i partigiani erano combattenti regolari? Quelli erano teste di topo. A quelli vorrei ancora oggi...Lei va lì con due o tre camerati, e poi "pum pum", ti centrano. Cosa farebbe lei? Direbbe grazie? O andrebbe a rompergli il culo, a chi le ha sparato?».

(L'Espresso, 18.04.2002)

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