Testataportale.gif (16316 byte)

RESISTENZA

home

   

      

     

ANPI COMITATO PROVINCIALE DI ROMA

 INVENTARIO

 a cura di Daniela Martino

                                                                        

Nota storica

L’ANPI : Associazione Nazionale Partigiani d’Italia nasce a Roma nel 1944, in seguito ad una riunione di rappresentanti delle organizzazioni antifasciste e partigiane che avevano partecipato alla guerra di liberazione delle regioni del centro. Dopo la liberazione di tutto il territorio nazionale si estese in tutta l’Italia. Con il d.lgt. 5 aprile 1945, n. 224 l’associazione fu dichiarata Ente morale e fu approvato lo statuto che fissava le sue finalità in: a) riunire in associazione tutti coloro che hanno partecipato con azione personale diretta, alla guerra partigiana contro il nazifascismo, per la liberazione d’Italia, e tutti coloro che, lottando contro i nazifascismi hanno contribuito a ridare al nostro Paese la libertà e a favorire un regime di democrazia, al fine di impedire il ritorno di qualsiasi forma di tirannia e di assolutismo; b) valorizzare in campo nazionale ed internazionale il contributo effettivo portato alla causa della libertà dall’azione dei partigiani e degli antifascisti, glorificare i caduti e perpetuarne la memoria; c) far valere e difendere il diritto acquisito dei partigiani di partecipare allo sviluppo morale e materiale del paese; d) tutelare l’onore e il nome partigiano contro ogni forma di vilipendio o di speculazione; e) mantenere vincoli di fratellanza tra partigiani italiani e partigiani di altri paesi; f) adottare forme di assistenza atte a recare aiuti materiali e morali ai soci, alle famiglie dei caduti e di coloro che hanno sofferto nella lotta contro il fascismo; g) promuovere studi intesi a mettere in rilievo l’importanza della guerra partigiana ai fini del riscatto del Paese dalla servitù tedesca e delle riconquiste della libertà; h) promuovere eventuali iniziative di lavoro, educazione e qualificazione professionale, che si propongano fini di progresso democratico della società; i) battersi affinché i principi informatori della guerra di liberazione divengano elementi essenziali nella formazione delle giovani generazioni; l) concorrere alla piena attuazione, nelle leggi e nel costume, della Costituzione Italiana, frutto della guerra di liberazione, in assoluta fedeltà allo spirito che ne ha dettato gli articoli; m) dare aiuto e appoggio a tutti coloro che si battono, singolarmente o in associazioni, per quei valori di libertà e di democrazia che sono stati fondamento della guerra partigiana e in essa hanno trovato la loro più alta espressione.

L’associazione si organizza in Comitati provinciali e regionali, Sezioni comunali, mandamentali e di quartiere, Circoli.

Con la creazione di un’associazione che riuniva tutti coloro che avevano combattuto la guerra di liberazione, nasceva anche l’esigenza di riconoscere una particolare qualifica a tutti coloro che avevano operato contro i nazifascisti. In realtà, questo problema si presentò gia subito dopo la liberazione di Roma; con il decreto legislativo luogotenenziale del 9 novembre 1944, n. 319, si diede soluzione al problema istituendo, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, una Commissione nazionale con il compito di studiare i problemi che si riferivano all’attività svolta dai partigiani, e un ufficio incaricato di accertare l’attività svolta al fine di poter riconoscere la qualifica e rilasciare gli attestati. Questi organi furono soppressi con il dll 5 aprile 1945, n. 158 con cui venivano istituite due commissioni, poste alla dipendenza della Presidenza del Consiglio dei Ministri: una per il riconoscimento delle qualifiche spettanti ai patrioti e l’altra per l’esame delle proposte delle ricompense da attribuire ai patrioti. Contro le decisioni di questi organi era possibile ricorrere ad una commissione di II grado. Sempre presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri veniva inoltre istituito un ufficio di segreteria con l’incarico di assistere le commissioni nel loro lavoro. Il dll 21 agosto 1945, n. 518 modificava ancora una volta l’organizzazione delle commissioni. Il nuovo decreto introduceva le qualifiche di “partigiano combattente”, “patriota”, “caduto nella lotta di liberazione”, “ferito o invalido per la lotta di liberazione”; inoltre venivano istituite 11 commissioni regionali e una commissione incaricata di riconoscere i partigiani che avevano combattuto all’estero. Anche questo decreto prevedeva la possibilità di ricorrere al giudizio della commissione di II grado qualora le commissioni respingessero la richiesta di riconoscimento. Il dll 21 giugno 1945, n. 380 istituiva il Ministero per l’assistenza post-bellica incaricato di curare i lavori delle commissioni e degli uffici di segreteria. La soppressione di questo ministero prevista dal dll 14 febbraio 1947, n. 27 trasferì alla Presidenza del Consiglio dei Ministri le attribuzioni relative al funzionamento delle commissioni.

Il dcps (decreto capo provvisorio dello Stato) del 6 settembre 1946, n. 93 (ratificato con la l. 31 gennaio 1953, n. 72) stabiliva che i partigiani combattenti fossero equiparati ai combattenti volontari della guerra di liberazione, inoltre a coloro che avessero ricoperto nelle formazioni partigiane, incarichi di comando fossero riconosciute le qualifiche gerarchiche partigiane.

Il dcps (decreto capo provvisorio dello Stato) del 16 settembre 1946 (ratificato con la l. 10 febbraio 1957, n. 67) istituiva particolari commissioni presso il ministero competente per ciascuna forza armata, con il compito di riconoscere i gradi militari partigiani.

La l. 14 maggio 1965, n. 502 trasferiva le attribuzioni spettanti alla Presidenza del Consiglio circa le commissioni, al Ministero della difesa, dove venne istituito l’ufficio per il servizio riconoscimento delle qualifiche e per le ricompense ai partigiani.

Le commissioni furono sciolte con la l. 28 marzo 1968, n. 341, le loro attribuzioni venivano affidate ad un'unica commissione nazionale di primo grado.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

INVENTARIO

 

 

 

pallanimred.gif (323 byte) Intervista a Mario Fiorentini: "Via Rasella non fu un attentato ma un atto di guerra"

ricerca
anpi
scrivici
home
         home         ricerca        

anpi

        

dibattito

        scrivici

 

.